9/13/2008

De rerum epistula

Una volta i mezzi di comunicazione tecnologici non erano così avveniristici e invasivi come adesso: dal codice morse siamo passati al telefono e solo in questi ultimi decenni si sono evolute altre forme comunicative più rapide ed efficienti.
Ciononostante, un metodo che mi ha sempre affascinato, è quello della classicissima lettera.
Ricevere una missiva cartacea da una persona che si conosce (ma sì, anche che non si conosce!) è sempre fonte di curiosità e di insolito interesse. Ovvio che subito vedendo il mittente si sa chi ha mandato, ma è il contenuto che va scoperto piano piano che ne accresce il mistero.
In primis, c'è l'apertura della busta: che si usi una lama o ci si faccia breccia con la punta del dito tra i piccoli rialzi della linguetta adesiva, le domande iniziano a farsi vive nella nostra mente. Estratta la lettera vera e propria, poi non resta che leggerla; possiamo leggerla stando in piedi, seduti al tavolo con i gomiti puntati sul piano o comodamente posati sul divano a gambe protese, ma la nostra attenzione per i minuti che durerà la lettura, è totalmente catalizzata su quel foglio.
In una lettera scritta a mano si possono vedere tante cose: la calligrafia di chi ce l'ha mandata, l'ordine con cui scrive e la precisione, il fatto che la riga tenda a salire o scendere (soprattutto se il foglio è senza righe), gli errori e le correzioni delle parole, che non possono essere celati se non con tratti di penna ahimè visibili....tutto questo ci può far capire che tipo sia la persona che ci ha scritto o in che stato d'animo fosse in quel momento.
Una volta giunti alla fine, sempre che i contenuti non ci abbiano fatto interrompere prima la lettura, arriva il momento di decidere cosa farne. Potrebbe ad esempio essere una bella lettera, scritta da una persona cara di cui vogliamo tenere un ricordo, e allora una volta rimessa nella busta sarà possibile metterla via, magari nel cassetto di un comò o in un contenitore con altri oggetti importanti.
Se invece si trattasse di una lettera sgradita, ci si può sempre lasciare andare ad uno scatto d'ira e strappare la carta fino a ridurla in coriandoli, bruciarla o anche più semplicemente accartocciarla e tirarla via nel caso sia solo inutile. Ad ogni modo, qualunque sia l'azione che intraprenderemo, sarà sempre come avere davanti chi ci ha mandato la lettera e sfogarsi con lui, lasciarsi andare o semplicemente ringraziarlo/ignorarlo.

Ora le cose sono cambiate.
*PLIN*
Eccolo, nuovo messaggio di posta appena arrivato.....
Vedo chi mi ha mandato la mail e l'oggetto, faccio un click e sullo schermo mi appare una serie anonima di caratteri neri su sfondo bianco, tecnicamente impeccabile (questo non vieta però di fare errori d'italiano eheh), ma assolutamente asettica.
Se è lunga scorro col mouse e la leggo, mentre magari sto sentendo la musica, chatto con amici o mi vedo un filmato su youtube.
Dopo essere tornato da capo più volte perchè si è perso il filo del discorso, se l'interesse destato dalla lettura è positivo, allora la mail rimane lì; nel caso sia negativo invece, con la più totale indifferenza basta fare un altro click e la mail viene cestinata.
Tutto troppo freddo, meccanico. Ogni cosa perde d'importanza, è una banale routine. Manca quel "sentimento" che quel semplice foglio di carta in mano nostra ci faceva provare, la mail è uno squallido surrogato che non riesce a non banalizzare anche uno scritto che può essere estremamente importante.

La tecnologia ci ha migliorato la vita...